"Mai sentita italiana" - parola di Merlin Chesters, expat per vocazione



Merlin Chesters ci offre una grande testimonianza di vita e di emigrazione riuscita - ma non facile, perché... nessuna emigrazione lo è! 


Benvenuta Merlin! Dalla pittoresca Toscana al brumoso Regno Unito, come mai? 
La storia sarebbe lunghissima, comprende circa 25 anni di ‘tentate’ migrazioni all’estero!! In breve, ho studiato lingue dopo la scuola media (tramite corsi linguistici privati e pagati col mio lavoro) e fino da bambina sognavo un lavoro che mi facesse viaggiare il più possibile o persino permettermi di stabilirmi all’estero. Avrei voluto fare la hostess…ma non avevo proprio i requisiti fisici! Sono nata 44 anni fa in un paesino della provincia di Firenze e mi sono sentita sempre cittadina del mondo e molto poco italiana, anzi… ad oggi non mi ci sento per niente! Se dovessi forzatamente pormi un’etichetta addosso sceglierei senz’altro toscana, ma italiana mai… Dell’Italia, in generale, non mi è mai piaciuto niente a parte le bellezze naturali e culturali. 

Come sono finita nel Regno Unito? Direi proprio per caso!! Il Regno Unito, e l’Inghilterra in particolare, non mi erano mai piaciuti e anzi la Gran Bretagna era uno di quei luoghi che avevo sempre scartato a priori, sia come meta turistica che per fare esercizio con la lingua, viverci poi era fuori discussione…. Il che fa capire quanto il destino sia assurdamente imprevedibile a volte! Mentre mi trovavo in Nuova Zelanda in cerca di una sponsorizzazione, contattai anche l’ambasciata australiana per un visto. Mi fu suggerito da loro che un buon modo di accumulare punti per il visto in Australia era un po’ di esperienza nel settore cucina e il Regno Unito sarebbe stato una destinazione ottimale, dato che l’entrata non era complicata da visti o altro. Beh, dato che avevo già un ottimo livello di inglese contattai molte agenzie in Scozia per un lavoro (avevo scelto la Scozia come destinazione preferita) e ne trovai uno dopo solo 15 giorni, come aiuto domestico/au-pair. Arrivai in Scozia dalla Nuova Zelanda con un viaggio di complessive 40 ore, praticamente un’odissea!! Insomma arrivai qui ‘in parcheggio’ e come avrai già capito quel benedetto visto australiano non lo feci mai e sono ancora qui a tutt’oggi!



L’Inghilterra, e Londra in particolare, sono tra le destinazioni più ambite dagli italiani. Non solo per motivi linguistici, oserei dire. Cosa attira tanto gli italiani secondo te? 
La mia opinione è che molti italiani hanno un’idea un po’ illusoria di questo paese e quando arrivano qui scoprono che la realtà è ben diversa, in primis il mito che si trova subito un lavoro soddisfacente. Vero che arrivano tantissimi italiani all’anno (credo che l’UK sia secondo solo alla Germania per arrivi dal Bel Paese) ma ti assicuro che altrettanti se ne tornano indietro o se ne vanno altrove. Adoro questa nazione, con tutti i suoi pregi e i difetti, ma è anche vero che sono arrivata senza aspettarmi niente. Per me tutto è stato una sorpresa piacevole, tanto che posso dire che per me è stato amore a prima vista e senz’altro inaspettato. 

La disoccupazione è altissima nei paesi del nord Inghilterra e Scozia (grandi città escluse) e a Londra… che dire? Io ci sono sempre passata di striscio ma non mi ha mai attirato… Non so come fanno a pagare enormi somme in sterline per un affitto da condividere con altre 8-9 persone, mi sembrerebbe di stare in una stia! Ho avuto sempre 2 coinquilini ad Edimburgo e dopo ho sempre vissuto da sola o con mio marito, non potrei mai pensare di condividere i miei spazi con così tante persone. Molti migranti vengono anche qui convinti che si fa un lavoro ‘manuale’ per un certo tot di tempo e poi si cambia… La percentuale di italiani che sono rimasti incastrati in lavori del genere è alta. Quindi, se non si parla già l’inglese fluente e si ha una laurea in mano, in città grandi come Londra non è escluso di finire nel mercato nero insieme a tutti gli altri extracomunitari e cittadini UE che sono lì per gli stessi motivi. Fino a poco tempo ‘far carriera’ dal basso era possibile, anche se non cittadino britannico. Oggi lo vedo molto, molto difficile se non si ha un’esperienza precisa e possibilmente una laurea o un master. C’è stata un’emigrazione massiccia da tutti i paesi europei verso il Regno Unito e ora le cose sono amministrate ben differentemente da come potevano esserlo quando arrivai io quasi sette anni fa.




Tempo fa hai detto una cosa che mi ha colpita: gli italiani non sono più ben visti come una volta, tanto che tu preferisci omettere la nazionalità sul tuo CV... 
Ho semplicemente raccolto testimonianze da datori di lavoro scozzesi e inglesi per cui ho lavorato o con cui ho avuto un colloquio; tre di loro non si erano trovati bene con italiani e chiaramente non avevano intenzione di assumerne più. Tutti erano nuovi arrivi però, quindi questo discorso non riguarda precedenti generazioni di immigrati che hanno poi aperto locali o fatto fortuna qui. La discriminazione, per religione/razza/sesso/nazionalità’, è punita per legge nel Regno Unito però non riguarda certo la scrematura dei colloqui! Mi resi conto che se alcuni ragionavano così forse era il caso di ‘guardarli in viso’ prima che si potessero fare un’idea di me sbagliata e basata solo sulla nazionalità. Questo è il motivo per cui sul mio CV non c’è più la nazionalità (anche se dopo dev’essere presentato il passaporto per farsi assumere, quindi viene fuori!) e c’è solo il mio cognome da sposata dal 2012. Non vedo l’ora di avere quella britannica cosicché la burocrazia sarà ancora meno. Al momento, causa studio, non mi sono proprio potuta preoccupare di prenderla, nonostante sia già idonea da inizio 2013 (cittadini UE sposati a britannici solo idonei dopo 3 anni per la cittadinanza).




Tu fai parte di quella nutrita schiera di expat che hanno ceduto al richiamo della patria, e che hanno provato a tornare ad Itaca... ma hai fatto marcia indietro. Come mai? 
Non ho mai pensato all’Italia come ‘patria’, per me era giusto la base di partenza…da dove andarsene prima possibile! A 18 anni ero in procinto di chiedere un visto per il Canada, purtroppo ci fu l’attentato della Pan-Am a Lockerbie nello stesso anno e i miei progetti saltarono, mia madre non la stava facendo più finita! Un anno dopo ero in Austria, ma era solo per studio, e qualche anno dopo mi trasferii a Parigi. Causa motivi di salute di mia madre tornai in Italia, addirittura poi trovai il posto fisso ma… detestavo tutto, ebbi addirittura un esaurimento nervoso e decisi di mollare tutto. 

Mi trovai un lavoro negli USA e partii dopo due mesi. Dopo un anno dovetti tornare in Italia per lo stesso motivo precedente. Appena messo piede in Italia, ottengo il visto vacanza per la Nuova Zelanda e aspetto che mia madre si riprenda. Ma il destino mi si rivoltò contro, 4 mesi dopo ebbi un incidente di auto in cui rimasi quasi uccisa. Dovuto alle conseguenze dell’incidente non potetti partire e cercai lavoro in Italia dopo essermi rimessa. Ma la Nuova Zelanda chiamava…. 


E 8 anni fa, dopo anni di lavori precari a volte con contratti di una settimana, vendetti tutto quello che avevo, casa col mio ex, auto, vestiti, libri, ecc. misi i risparmi in tasca e mi lanciai alla ventura, sì come una pazza, senza lavoro, visto o sponsorizzazione!!! Come avrete già capito, fu un’impresa destinata a fallire fino dall’inizio, ma non la rinnego perché bene o male mi ha portato dove sono oggi. 

Dal 2012 sono sposata con un ragazzo scozzese e anche se ci muoveremo in futuro, stavolta sarà differente dalle mie precedenti esperienze, in due è diverso e occorre molta più pianificazione. Non ho mai sentito il richiamo della patria ma mi è sempre mancata la presenza di mia mamma, a cui sono tutt’ora legatissima. Solo che lei ha cominciato a ‘volare’, non aveva mai preso un aereo prima dei 70 anni e viene lei su spesso, un paio di volte l’anno. Mia madre sa che mi sento a disagio quando so che devo andare in Italia, principale motivo per cui non ci vado da ormai 3 anni e mi va benissimo così. Non ho mai avuto molti italiani d’intorno, a parte Edimburgo, ma dato che ero già considerata una lunatica in Italia, inutile dire che in parte sono io che li ho scansati! A tutt’oggi gli italiani tra le mie amicizie sono forse un quinto del totale, forse meno. D’altronde sono una fanatica del thè e bevo il cappuccino a tutte le ore, quindi di italiano ho sempre avuto poco!




Ultima domanda: nel 2016 consiglieresti a un italiano volenteroso e intraprendente di tentare la fortuna in Inghilterra? 
Sinceramente? NOOOOOOO. Tra l’altro, il 23 giugno i britannici vanno alle urne per decidere se stare o no in Europa, e l’atmosfera è cosi tesa che cerco di parlare il meno possibile quando sono a giro; al momento l’ambiente non è troppo amichevole verso tutti i cittadini EU. Se proprio qualcuno è intenzionato a venire, una buona idea è aspettare luglio!! Tra l’altro, ho sempre avuto l’opinione che avere volontà o intraprendenza servano poco per trovarsi bene in un luogo o in un altro, è molto più una questione di integrazione, dell’accettare che siamo per sempre "stranieri" in un altro paese e che ci sarà sempre un continuo scambio di cultura e idee per molti, molti anni. Se non si è emotivamente disponibili allo scambio e ci si arrocca sulle proprie posizioni/cultura, direi che… è il momento di farsi delle domande e dell’autocritica. 

Non tutti siamo fatti per l’estero o per alcuni paesi; tu scrivi dalla Francia, dove io ho vissuto 20 anni fa e no, non fa per me! Il Regno Unito, sia che si parli dell’Inghilterra, Scozia, Galles o Irlanda del Nord, ha una società e cultura molto differenti da quella italiana, sia nel bene che nel male. Mi rendo conto che molti non sono interessati ad integrarsi ma mi fanno tristezza quelli che vengono a lavorare qui e…. o non fanno niente nelle ore extra-lavoro o stanno con italiani. Io fino dall’inizio ho cercato di coltivare molti dei miei hobby in loco e ne ho iniziati di nuovi, come Scottish Country Dancing (avevo due kilts… e che pizzicore, sono di lana!) e archery, tiro con l’arco, che pratico ancora. Quindi raccomanderei che prima di partire e venire nel Regno Unito si abbia sì volontà e intraprendenza, ma è indispensabile avere un ottimo livello di inglese, mente aperta e raccogliere tante, ma tante informazioni sul luogo dove si andrà a stare e che tipo di vita siete disposti a fare. Perché, che lo si voglia o no, i momenti della solitudine saranno tantissimi e più di quelli che vi immaginate, se non si sa come occupare il tempo è una vita grama, indipendentemente dallo stipendio.

Grazie, Merlin, per la sincera testimonianza.

E per chi volesse saperne di più, ecco il link al suo blog 

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