Il mio destino... in un volantino - parla Cristina
Oggi mi è venuta a trovare una expat (che conosco personalmente!) la cui storia fa venire i brividi:
Cristina Carloni.
Ciao Cristina e
benvenuta sul blog!
…Grazie mille! È un onore per me! Quando e come hai deciso di tentare l’avventura a Londra?
Tutto è partito nel “lontano” 2012, ero tornata ad essere di
nuovo disoccupata dopo vari lavoretti saltuari nella mia città, Terni. Già da
un po’ di tempo mi ronzava in testa l’idea di ripartire per l’estero. Credo sia
un po’ normale per una laureata in lingue. Era maggio e stavo cercando in me la
motivazione o meglio la spinta giusta per partire.
Avevo voglia di tornare a
Londra, dove già l’anno prima avevo passato tre mesi come ragazza alla pari.
Perché avessi in mente Londra non lo so bene, forse perché avevo una conoscenza
qua e questo mi faceva sentire meno spaventata all’idea di un’eventuale
partenza.
Comunque, dopo vari indugi, la spinta è sopraggiunta proprio grazie a
questa conoscenza che mi ha messa in contatto con una sua amica di Terni, anche
lei in procinto di lasciare la “conca ternana” per la grande capitale inglese.
Per farla breve, nel giro di due settimane, ci siamo incontrate, abbiamo
iniziato ad organizzare la partenza e il 14 giugno 2012 abbiamo attraversato la Manica con entusiasmo, un bel po’ di aspettative e un enorme, onnipresente
punto interrogativo su cosa ci avrebbe aspettato.
A ripensarci dopo soli tre anni, non so dare una vera e propria spiegazione al come mai sono partita, è stata più una spinta inconscia o diciamo che io la considero una spinta dall’Alto.
Ci racconti in
breve la tua storia professionale dalla partenza a oggi?
Il primo lavoro l’ho trovato dopo un mesetto dal mio
arrivo, nella gelateria italiana Scoop. Ho servito gelati per nove mesi. Nel
frattempo, mentre cercavo di trovare la mia vera strada, oscillando tra il
desiderio di una carriera come traduttrice e una carriera come pasticcera, mi è
capitato tra le mani un volantino per un corso per diventare insegnanti di
lingua inglese per stranieri.
"Abbiamo un destino? Che noia non saperlo! Che noia se lo si sapesse!"
Jules Renard
Ho abbandonato la gelateria, mi sono iscritta al
corso e dopo un mese, che ancora considero uno dei più faticosi della mia vita,
ho ottenuto il sudatissimo CELTA. Dopo una meritata vacanza in Italia, tornata
a Londra in autunno ho subito trovato lavoro in una piccola scuola di lingue.
All’inizio le ore che facevo lì come insegnante non mi bastavano per coprire le
spese quindi ho cercato di incrementare il guadagno anche lavorando come babysitter. In breve, ho passato altri nove mesi lavorando sei giorni alla
settimana mattina, pomeriggio e sera.
Dopo questo devastante ma formativo
periodo, si è aperta una posizione per la scuola estiva nel college dove avevo
studiato. Passato il colloquio ho iniziato a lavorare lì come VT, visiting teacher. Dopo qualche mese ho passato un ulteriore colloquio in un altro
college e quindi da poco più di un anno sono insegnante di lingua inglese in
due college diversi.
immagine presa da Internet |
Che consigli
daresti a un giovane italiano che vuole trasferirsi a Londra?
Di armarsi di tanta pazienza, umiltà e voglia di fare. Di
non aspettarsi l’eldorado ma anzi l’opposto. Di non aspettarsi una vita facile
ecco, perché nessuno viene a bussarti alla porta con il lavoro e le condizioni di
vita dei tuoi sogni. Vanno fatti tanti, tanti sacrifici e si deve scendere a
molti compromessi. Questo perlomeno è quello che ho vissuto e che sto ancora
vivendo io.
Io ho vissuto nella
tua città d’adozione nel 1999. Allora la trovai stressante, multietnica e
stimolante...
Beh i tempi sono sicuramente cambiati ma Londra è sempre
stressante, multietnica e stimolante. La vita va troppo veloce qua, si perde
tanto tempo prezioso negli spostamenti e avere una sana vita sociale non è cosa
semplice. Il fatto di essere multietnica la trovo una cosa positiva e molto
arricchente anche se a volte può anche “spaventare”. Londra è anche molto
stimolante e questo è un grande vantaggio, ma è anche vero che l’elevato costo
della vita rende molte attività proibitive per chi non ha uno stipendio
adeguato.
Il tuo è un vero e
proprio paradosso: sei laureata in lingue, italiana e insegni inglese in
Inghilterra - cosa che non puoi fare in Italia. Spiegaci come hai
fatto.
Bè, non posso farlo in Italia un po’ perché non mi sono mai
abilitata a farlo, che a sua volta però dipende dalla seconda motivazione,
ovvero perché non ci sono state dal 2010 ad oggi modalità valide (non considero
il TFA come tale) per farlo.
Oltre a ciò, come ho già detto prima, ho scoperto la mia vocazione all’insegnamento solo dopo essere partita per Londra.
immagine presa da Internet
Come mai da italiana mi sono ritrovata ad insegnare inglese
in Inghilterra? Credo di dover ringraziare in parte me stessa e in parte il
fatto che qua la meritocrazia la fa da padrone e che se vedono in te delle
potenzialità, ti danno la possibilità di metterle alla prova. Insomma, qua ti viene
data l’opportunità di fare quell’esperienza che tutti pretendono per assumerti,
ma che pochissimi sono disposti a farti fare.
Questo perlomeno è ciò che è
capitato a me, non posso dire che sia per tutti così, come non posso dire che
sia stata solo una mia fortuna. Infatti ho molti colleghi non inglesi
che insegnano come me. Un ringraziamento particolare va sicuramente alla
multiculturalità di cui parlavamo prima.
Bravissima Cristina e grazie per la preziosa testimonianza!
Commenti
Posta un commento
Chi lascia un commento vince un caffè!