5 idee per crescere bambini bilingue (anzi trilingue!)
Post di testimonianza con raffronto teoria/pratica, da mamma
di 3 bambini esposti a 3 idiomi (italiano, francese e tedesco), senza pretese da
manuale, e il cui unico intento è fornire un resoconto incompleto e imperfetto
della mia esperienza di expat da sempre alle prese con prole trilingue.
"Mamma, andiamo a scuola, wir gehen zur Schule, nous allons à l'école o... we're going to school?" "Core mio, annate a scòla!"
Innanzitutto una rinfrescatina alla memoria: io sono
italiana, mio marito tedesco e i nostri 3 pargoli (classe 2009, 2005 e 2003) sono nati
in Francia. Ops, tutti tranne Valerio, il primogenito, nato e vissuto per un
anno a Monaco di Baviera. E, guardate un po', è anche quello più facilitato nell'apprendimento del tedesco! Eh già, perché come sapete il feto "sente" parlare, avendo un udito sviluppato già alla 24° settimana di gravidanza, e il neonato - che ve lo dico a fare! - una volta catapultato nel mondo esterno è semplicemente una spugna. Un registratore in formato XS, insomma.
Ma iniziamo con le... idee - anzi, forse sarebbe il caso di chiamarli suggerimenti. Per prima cosa, vediamo un po' come definire (molte le scuole di pensiero e altrettante le definizioni) il bilinguismo: Antonella Sorace della University of Edinburgh & Bilingualism Matters, afferma senza giri di parole che "essere bilingue vuol dire usare due o più lingue regolarmente; NON vuol dire parlare due lingue perfettamente."
Insomma, questo basterà a tranquillizzare molti genitori all'estero, afflitti perché i propri pargoli non parlano PERFETTAMENTE l'italiano.
E, stando alle richerche effettuate sull'argomento, prima si comincia meglio è - anzi, bisogna cominciare già quando la creatura è in utero. Leggete un po' qua:
E ora pronti, partenza via con le mie 5 idee!
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Ma allora non devo saper recitare i canti dell'Inferno a memoria per essere bilingue!! |
E, stando alle richerche effettuate sull'argomento, prima si comincia meglio è - anzi, bisogna cominciare già quando la creatura è in utero. Leggete un po' qua:
Johnson e Newport
(1989): le competenze dei monolingui sono raggiunte da chi parla una seconda
lingua solo nel caso in cui la sua acquisizione avvenga prima del settimo anno
di vita. Questo perché sembra che si attivino aree corticali diverse (Fabbro,
2004; Werker, 1995) a seconda che la L2 sia acquisita prima o dopo tale età.**
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Ah ma', mi sa che è tardi che dici? |
E ora pronti, partenza via con le mie 5 idee!
1 – parlare sempre e
fin da subito la propria madrelingua secondo il principio del "one person one language".
Teoria: sempre e in qualsiasi occasione, OSSIA: ciascun genitore dovrà parlare solo ed esclusivamente la PROPRIA madrelingua. Perché? Per evitare errori di pronuncia o grammaticali, ma soprattutto per fornire al bambino il miglior prodotto linguistico possibile e la massima identificazione genitore/lingua.
Teoria: sempre e in qualsiasi occasione, OSSIA: ciascun genitore dovrà parlare solo ed esclusivamente la PROPRIA madrelingua. Perché? Per evitare errori di pronuncia o grammaticali, ma soprattutto per fornire al bambino il miglior prodotto linguistico possibile e la massima identificazione genitore/lingua.
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Mamma quadrata italiana. Papà triangolare tedesco (immagine non pervenuta) |
Pratica:
inevitabilmente, un giorno vi troverete a dover parlare a vostro figlio in
un’altra lingua. Esempio: in presenza di amichetti, suoceri, insegnanti e altre
persone che non capiscono l’italiano. Non solo, ma vedrete che con il passare
del tempo i figli tenderanno a rispondere nella lingua del Paese in cui vivono. Io con i miei parlo italiano nell’85% dei casi,
e loro mi rispondono in italiano nel…15% dei (medesimi) casi. Attenzione, a tutto
ciò c’è un rimedio infallibile. Andate al punto 2!
"Fino a tre, quattro o cinque anni la lingua materna del bambino (la lingua d'origine della madre) è la più importante nella sua vita." Elisabeth Deshays*
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Mamma! Spaghetti! Sugo! (immagine presa da internet) |
2 – Favorire i contatti
con persone madrelingua
non solo nel Paese in cui vivete, ma soprattutto intensificando viaggi e soggiorni in Italia (o Germania, nel caso del papà) – ergo: visite a nonni italiani, nonni tedeschi, zie toscane, cugini spoletini e amichetti ternani.
non solo nel Paese in cui vivete, ma soprattutto intensificando viaggi e soggiorni in Italia (o Germania, nel caso del papà) – ergo: visite a nonni italiani, nonni tedeschi, zie toscane, cugini spoletini e amichetti ternani.
Teoria: a ogni
ponte/festività/vacanza scolastica fare velocemente le valigie e andare a
trovare il parentado italico (o quello del marito, se i rapporti sono
sufficientemente stretti da potersi frequentare anche al di fuori delle vacanze
natalizie).
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immagine presa da internet |
Pratica: finché i bambini sono piccoli sarà
abbastanza facile attuare il piano 2. Metti le vacanze – numerosissime qui in
Francia –, metti i soggiorni nostalgici a sfondo shopping, metti i compleanni e
le cerimonie. Le occasioni inizieranno a rarefarsi in modo direttamente
proporzionale all’età dei pargoli. Why?
Perché subentreranno elementi di distrazione, leggi fidanzate(i), tornei di pallavolo,
gite con amici, colonia(e) invernale e/o estiva e altre ottime scuse per non varcare
le Alpi.
IDEONA: e se trovassero un(a) fidanzata(o) italiana? Mi sa che ci stiamo allargando troppo. Mmm.
IDEONA: e se trovassero un(a) fidanzata(o) italiana? Mi sa che ci stiamo allargando troppo. Mmm.
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immagine presa da internet |
3- Far studiare ai figli l'italiano a scuola
Teoria: appena il bambino potrà scegliere una seconda lingua (in Francia langue vivante 2, dopo l’inglese naturalmente), approfittarne per fargli studiare l’italiano. Avete letto bene: STUDIARE. Dunque, non appena possibile - alle medie, collège o Gymnasium che sia, a seconda del Paese - cercherete un istituto che offra questa lingua straniera, affinché il bambino possa imparare la nostra favella in tutti i suoi aspetti - grammaticali, sintattici, storici, culturali.
Teoria: appena il bambino potrà scegliere una seconda lingua (in Francia langue vivante 2, dopo l’inglese naturalmente), approfittarne per fargli studiare l’italiano. Avete letto bene: STUDIARE. Dunque, non appena possibile - alle medie, collège o Gymnasium che sia, a seconda del Paese - cercherete un istituto che offra questa lingua straniera, affinché il bambino possa imparare la nostra favella in tutti i suoi aspetti - grammaticali, sintattici, storici, culturali.
Chi non conosce le lingue straniere non conosce nulla della propria (Johann Wolfgang von Goethe)
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immagine presa da internet |
Pratica: preparatevi e tenete i nervi saldi, perché dovrete
scontrarvi con tutta una serie di luoghi comuni molto duri a morire. Ad esempio
la gente vi dirà quasi sicuramente, che “non serve perché tuo figlio già lo SA
l’italiano”, oppure “ma perché non gli fai studiare una lingua più utile tipo
CINESE o SPAGNOLO?”. Ecco, voi dovrete avere le idee chiarissime, e spiegare con
molta calma – con gli sputasentenze ce ne vuole una tonnellata - che saper parlottare una lingua non significa conoscerla
bene, e che nella vita non si sa mai – e se il pargolo volesse un dì frequentare Lettere alla Sapienza? E se desiderasse iscriversi all’Accademia di Brera invece che alle
altisonanti Beaux Arts di Parigi, dove (esperienza diretta) esci senza aver mai
sentito parlare del Caravaggio? Ah bon oui, mais c'est Pariiiiis.
La lingua è tutto ciò che resta a colui che è privato della sua patria. (Hölderlin)
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immagine presa da internet |
4 – Moltiplicare gli stimoli all’orale e allo scritto
Teoria: dovrete cogliere qualsiasi occasione per leggere, vedere film e documentari, scrivere nella vostra lingua affinché il bambino la assimili sia all’orale che allo scritto. Una lingua solo parlata e non scritta è una lingua a metà. Certo, sempre meglio di niente per carità, ma volete sapere quante persone in questi 20 anni all’estero mi hanno detto gemendo “Eh se avessi imparato NON solo a parlare ma anche a scrivere!!”. Tante, troppe. Credetemi. Volete i nomi? Scrivetemi. Oggi stesso.
Teoria: dovrete cogliere qualsiasi occasione per leggere, vedere film e documentari, scrivere nella vostra lingua affinché il bambino la assimili sia all’orale che allo scritto. Una lingua solo parlata e non scritta è una lingua a metà. Certo, sempre meglio di niente per carità, ma volete sapere quante persone in questi 20 anni all’estero mi hanno detto gemendo “Eh se avessi imparato NON solo a parlare ma anche a scrivere!!”. Tante, troppe. Credetemi. Volete i nomi? Scrivetemi. Oggi stesso.
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"Mamma, ma perché mi fai scrivere gli ingredienti del tiramisù prima di mangiarlo?" |
Pratica: non sarà sempre facile, perché il bambino sarà
spesso stanco, oppure si innervosirà trovandosi di fronte a vocaboli che non
conosce. Un'amica spagnola mi raccontava sconsolata che lei adorava leggere alle figliole Harry Potter
nella sua lingua, ma che queste ultime non facevano che sbuffare per via
dei termini incomprensibili (e spesso fantasiosi poiché inventati dal traduttore).
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"Allora fanciulli, oggi leggiamo un bel libro: Il nome della rosa. Eh no, non parla di giardinaggio, tranquilli." |
5 - Iscrivere i figli nella scuola italiana, anche per una sola settimana!
Un’idea molto bella, e che vi suggerisco di mettere in pratica, è di far frequentare al bambino la scuola italiana per un certo periodo di tempo. Certo, non sempre risulta facile, ma pensate che lo scorso anno Valerio durante le vacanze autunnali – che in Italia non esistono mentre in Francia durano ben 14 giorni! – è andato per una settimana alla scuola media Leonardo da Vinci di Terni. Organizzare il tutto è stato un gioco da ragazzi: è bastato scrivere una mail alla segreteria, che pochi giorni dopo ha dato l’OK. Ringrazio Patrizia del gruppo Facebook Mamme italiane all’estero per avermi suggerito questa brillantissima idea!
Un’idea molto bella, e che vi suggerisco di mettere in pratica, è di far frequentare al bambino la scuola italiana per un certo periodo di tempo. Certo, non sempre risulta facile, ma pensate che lo scorso anno Valerio durante le vacanze autunnali – che in Italia non esistono mentre in Francia durano ben 14 giorni! – è andato per una settimana alla scuola media Leonardo da Vinci di Terni. Organizzare il tutto è stato un gioco da ragazzi: è bastato scrivere una mail alla segreteria, che pochi giorni dopo ha dato l’OK. Ringrazio Patrizia del gruppo Facebook Mamme italiane all’estero per avermi suggerito questa brillantissima idea!
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Mamma, quando mi mandi a scuola in Italia? Ma', è già il 2041 e io tra poco vado fuori corso. |
L'esperienza nella scuola italiana ha aiutato immensamente mio figlio a
migliorare la comprensione dell’italiano grazie all’esposizione alla lingua
colta durante le lezioni; ma non solo: Valerio ha potuto fare un raffronto con
la scuola francese, frequentare ragazzi della sua età con cui è ancora in contatto - eh oui - e immergersi
completamente nella vita di un adolescente italiano.
Inutile precisarlo: la prossima volta toccherà alla scuola
tedesca. Non so perché, ma ho il vago presentimento che le pratiche di iscrizione saranno più... tortuose. Sono donna di poca fede?
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immagine presa da internet |
Ecco, le mie 5 idee per crescere bambini bilingue sono solo suggerimenti, fermo
restando che, a prescindere dal livello raggiunto nella lingua dei genitori –
vedrete che ogni bambino reagisce e apprende diversamente! – il contatto fin
dalla tenera infanzia con un altro idioma sarà sempre un arricchimento.
Culturale e umano.
Sempre (italiano)
Immer (tedesco)
Toujours (francese)
Always (inglese)
Sembre (ternano)
Immer (tedesco)
Toujours (francese)
Always (inglese)
Sembre (ternano)
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L'école è finita, adesso tocca alla scuolaaaa! |
Segnalo infine un documento interessantissimo sul bilinguismo, redatto dall'Università Ca' Foscari (Venezia). Ecco i punti di particolare rilevanza:
1) I vantaggi mentali del bilinguismo persistono in età adulta e sono stati riscontrati anche negli anziani che sono cresciuti con due lingue dall'infanzia.
2) Ci sono indicazioni che il bilinguismo possa ritardare il declino cognitivo (sia normale che patologico) nella terza età.
2) Ci sono indicazioni che il bilinguismo possa ritardare il declino cognitivo (sia normale che patologico) nella terza età.
3) Molti genitori pensano che sia meglio aspettare che una delle lingue si sia ‘stabilizzata’ prima di introdurre la seconda. Tuttavia questo fa mancare l'input in quella lingua nel periodo più ricettivo.
Come direbbero i nostri amici anglofoni, that's food for thought!
Vi è piaciuto il post? Allora condividetelo ;-)
plurilinguisticamente vostra,
LINK UTILI
*Come favorire il bilinguismo dei bambini
** Link al documento della dott.ssa Rita Mari
Buongiorno! Quest'articolo è stato di grande aiuto perchè sveglia (diciamo) le menti dormienti che non pensano a queste cose. La lingua è una cosa importante è i tuoi consigli sono utilissimi! Grazie per aver condiviso la tua esperienza ��
RispondiEliminaCiao, grazie a te per il commento! Sono perfettamente d'accordo: è facile mollare di fronte alle difficoltà legate all'educazione di bambini che parlano più lingue. Anch'io in passato ho avuto delle fasi di stallo, per poi... armarmi di coraggio e riprendere la situazione in mano - perché il futuro dei figli dipende molto dalla nostra perseveranza ;-)
EliminaTorna a trovarmi presto sul blog, un saluto dalla Provenza, Barbara
Bellissimo questo post. Mi riconosco benissimo in questo vivere quotidiano .... traduttrice, insegnante, tra la Provenza e la Puglia! Se vuoi contattatami in privato potremmo scambiarci delle belle idee tra nu core de mamma na pizza e nu cafe
RispondiEliminaCaterina
Ciao Caterina, grazie per il commento! Che bella la Puglia, certo che ti contatto in privato, volentieri ;-)
EliminaBuonasera e grazie per il prezioso articolo; sono una futura nonna di bambino/a con: padre italiano, madre olandese di origine Surinamese che vivono ad Amsterdam ma tra loro parlano inglese......a lei una risposta Please, por favor, per favore,alsjeblieft, bitte !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
RispondiEliminaBuongiorno Donatella! Grazie per i complimenti, guardi io non saprei che consigli darle a parte le dritte dell'articolo. Consideri comunque che i bambini hanno delle capacità straordinarie, di gran lunga superiori alle nostre. Ciò che a noi sembra impossibile (imparare 3 o più lingue contemporaneamente) a loro risulta facile. Abbia fiducia e mi faccia sapere! Un abbraccio, Barbara
EliminaCiao buonasera!
RispondiEliminaIl nostro caso e' un po' diverso, ma ho trovato ottimi spunti dal tuo articolo. Noi entrambi italiani viviamo in Egitto. Nostra figlia ha quasi 6 anni. Dall'eta' di 2 anni ai 4 ha frequentato una nursery inglese (personale inglese). E' stata poi introdotta in una scuola internat'l inglese Eyfs. A casa Lara parla italiano con mia moglie, inglese con me (lei ha scelto cosi'). A scuola oltre all'inglese ha 6 ore di arabo classico quest'anno iniziano a scrivere le prime paroline e 2 ore di francese. Detto cio' mi chiedevo se iniziare a leggere in italiano potesse essere una buona idea o meglio aspettare. L'idea di frequentare anche solo per pochi giorni una scuola in Italia, mi sembra illuminante anche se non so quanto possibile viste le distanze. Comunque grazie!
Stefano
commento di prova
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