Cristina, da Terni alla Germania con simpatia


La nostra ospite odierna è una simpaticissima ternana dal percorso davvero interessante. Cristina è riuscita infatti a coronare in terra straniera un sogno tipicamente ternano (anzi italiano): il posto fisso! In questa intervista ci svela segreti e retroscena della sua ventennale avventura a Bochum, in Germania.

Cristina, buongiorno e benvenuta! I ternani all’estero della nostra generazione non sono numerosi, anzi. Qual buon vento ti ha portata nella terra di Goethe? 



Cristina und das Auto

La curiosità e un po’ il cuore. Ho studiato a scuola il tedesco e ti posso dire che lo ho odiato con tutta me stessa. Poi per perfezionarlo sono stata 6 mesi in loco e ho cominciato ad appassionarmi a questa nazione, completamente diversa. 
Al tempo, fine anni '80 inizio '90, a Terni eravamo molto pochi a “spiccicare” qualche parola in tedesco, ma proprio la lingua di Goethe mi ha portato all’AST (Acciai Speciali Terni), acquistata in quel periodo dalla ThyssenKrupp. Tra i molti tedeschi che circolavano al suo interno c’era quello che è poi diventato mio marito (e infine ex marito).

In tutti questi anni all'estero quanti concittadini ti hanno chiesto - in linea con l'indole tipica ternana, calma a godereccia - : “Ma chi te l’ha fatto fa’?”
Di domande come questa, in 20 anni, ne ho sentite svariate. Oltre “ma chi te l’ha fatto fa'?“ ci sta: ma trovi la robba da magnà italiana lassù ?", oppure frasi come “ammazza, quanto so’ bbone le crucche”. Credo che ci sia un problema di apertura mentale, ieri come oggi, purtroppo.



Cristina Maurillo
Non deve essere stato facile ottenere il bramatissimo posto fisso in Germania,  basti pensare allo scoglio della lingua. Ti va di raccontarci il tuo iter?
Il mio iter è stato molto semplice: all’AST ero segretaria di Direzione e avendo lavorato molto con i tedeschi, cercavo qualcosa, sempre nel campo della segreteria, non necessariamente da dipendente statale. Un mio amico che stava facendo il dottorato di ricerca all’Università mi disse che sul sito della Ruhr Universität (un po’ di pubblicità non guasta), c’era una pagina con i posti vacanti

"I bambini tedeschi in generale non sono molto stimolati"


Io mandai dei curricula e venni chiamata subito… sono passati 11 anni, ho cambiato diverse cattedre, il lavoro è molto vario, uso molto anche inglese ed italiano. Il nepotismo esiste anche qui, ma a livelli altissimi, non come in Italia dove anche per avere un appuntamento medico veloce devi conoscere la nipote della cugina del marito eccetera.



Quali differenze hai notato tra l'esperienza lavorativa tedesca e quella italiana?
Credo non ci sia paragone. In Germania non c'è bisogno di un aiuto per trovare lavoro, sei valutato per quello che rendi e come dipendente dell'università. Vivi in un mondo multiculturale ed estremamente aperto. Non credo che avrei avuto le stesse possibilità in un' università italiana.


Tu hai due figli ormai grandicelli: una fascinosa fanciulla e un aitante ragazzo. Qual è il più italiano (o ternano) dei due e perché? E come ti sei trovata a crescerli in una cultura cosi diversa dalla nostra?
Grazie da parte dei miei figli. La più italiana e anche ternana è la valchiria (nome datole da un mio amico), caratterialmente è molto italiana anche se, apparentemente, potrebbe sembrare il contrario…tutta la mamma (solo di carattere…è evidente). Crescerli qui è stato all’inizio non facile; i tedeschi hanno la mania dello Spielplatz - il parco giochi: le madri stanno per ore sedute e i figli giocano nella sabbia - la casa, poi, ti diventa una spiaggia. 
I bambini tedeschi in generale non sono molto stimolati; normalmente parlano a 16-17 mesi e camminano anche verso quest’età, cosa, che io non capisco. 

i tedeschi hanno la mania dello Spielplatz: le madri stanno per ore sedute e i figli giocano nella sabbia - la casa, poi, ti diventa una spiaggia.
Li tengono molto protetti da piccoli, poi a partire dai 16 anni possono fare quello che vogliono: bere senza limiti, tornare a casa senza orario eccetera. Io non posso dire di averli educati all’italiana o alla tedesca, ho cercato di renderli individui, sicuri di se’, aperti al futuro, al diverso e soprattutto curiosi. Ai posteri l’ardua sentenza.
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Grazie per il contributo Cristina! 
Spero che ci incontreremo presto, magari davanti a cappuccino e maritozzo. 
Un abbraccio dalla Provenza,
Parpra















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