F. dalla Baviera: la mia polmonite durante il Coronavirus



«Abito in Baviera da un anno e mezzo con i miei due figli di otto e cinque anni, non abbiamo ancora un pediatra. Qui è tutto a misura di famiglia, bambini, madre single. Ma niente pediatri, tutti pieni. 

Non essendoci mai ammalati e travolta dalle mie incombenze quotidiane di madre single, lavoratrice a tempo pieno, artista per hobby, non ho mai cercato neanche un medico di famiglia

A fine gennaio inizio a soffrire di una tosse persistente ed il pensiero di non avere ancora un medico ora mi preoccupa. Ricomincio la ricerca di un pediatra per i miei figli. Tutti pieni, accettano solo bambini appena nati. Trovo allora un medico di famiglia disposto a seguire anche bambini, senza però effettuare visite di routine... la dottoressa lo specifica subito e la segretaria mi da appuntamento per “valutare” se potrò diventare loro assistita.

"la segretaria mi da appuntamento per “valutare” se potrò diventare loro assistita."

Lunedì 3 febbraio 2020
Mi vesto bene neanche andassi ad un colloquio, mi porto persino un curriculum dei problemi medici avuti nella mia vita, lungo almeno due pagine, qualora dovessi giocarmi la carta della pietà. 


"Lei mi blocca e mi ausculta vestita."

Mi consegnano una mascherina e leggo su un cartello che è vietato stringere la mano alla dottoressa. Giusto, il Coronavirus. Qualche giorno fa, proprio a Monaco - qui vicino - dei casi positivi.

La dottoressa, gentilissima, mi fa le domande mentre la sua assistente prende appunti al computer. Poi prende lo stetoscopio e io istintivamente sto per togliermi la giacca. Lei mi blocca e mi ausculta vestita. Prenda queste gocce, metta questa crema e la tosse passa.

Martedì 4 febbraio 2020.
Sono in ferie e mi reco a Monaco ad una fiera di moda che mi interessa per il mio hobby. Ho qualche reticenza per via di un probabile contagio, ma vado lo stesso. Molti stand sono di cinesi e istintivamente li evito, parlo invece con molti italiani presenti, che sono poi quelli che mi interessano. 



Giovedì 13 febbraio 2020
Vigilia di San Valentino, il termometro segna 39 di febbre. Il giorno seguente scopro che la mia dottoressa ha una settimana di ferie e ha una serie di sostituti pieni di appuntamenti che mi dicono che non hanno spazio. Riesco ad avere un appuntamento il lunedì mattina, porto anche i bambini con me perché anche loro hanno tosse persistente e vomitano di continuo catarro.


"Beva, beva tanto e stia a riposo"

Lunedì 17 febbraio 2020
Il medico mi fa spogliare – finalmente - e mi visita. Sente un rumore nei polmoni che non gli piace, mi fa fare immediatamente le analisi del sangue nel suo studio e mi prepara un’impegnativa per fare delle lastre il giorno stesso. I bambini, dice, stanno bene, gli prescrive delle gocce per la tosse.

Le lastre confermano la diagnosi: polmonite.


Mercoledì 19 febbraio 2020
Torno dal sostituto, mi visita di nuovo e non sente più il rumore nei polmoni. “Signora lei sta già guarendo. La polmonite è virale, non posso darle antibiotici. Ma il suo corpo ha già reagito e deve fare il resto. Beva, beva tanto e stia a riposo”.


Gli domando timidamente se può trattarsi di Coronavirus, lui mi chiede se ho avuto contatti con persone arrivate da Wuhan e mi tranquillizza, è praticamente impossibile.
Esco dallo studio fiduciosa sentendomi un po' come Lazzaro ma la febbre, che si abbassa lievemente con il paracetamolo, non passa. 

Lunedì 24 febbraio 2020
Debole, con tosse debilitante e febbricitante torno dalla mia dottoressa che continua a visitarmi vestita e decreta invece che si tratta di polmonite batterica. Ci vogliono antibiotici.


Finora non hanno avuto a che fare con il Coronavirus: ne approfittano per informarsi.


Anche a lei chiedo se, per caso, essendo andata a Monaco io possa aver contratto il Coronavirus visto che ormai è scoppiato il focolaio anche nel nord Italia. Anche lei mi chiede se ho avuto contatti con persone arrivate da Wuhan. Scuoto la testa ma insisto che ho parlato con degli italiani. 

Lei mi rassicura che dalle lastre si vede che non è coronavirus. E poi ho troppo catarro, i sintomi sono diversi. “Beva, beva tanto e si riposi. “
Lo studio medico è sovraffollato di gente che tossisce e sta male.

“Beva, beva tanto e si riposi."


Giovedì 27 febbraio 2020
Quarto giorno di antibiotico e la febbre scende, la tosse comincia lentamente ad attenuarsi e riesco a dormire meglio la notte.




Martedì 3 marzo 2020
visita di controllo dalla dottoressa, che finalmente mi fa spogliare e mi visita completamente. Devo stare ancora a riposo, la polmonite purtroppo ha un lungo decorso. 

Giovedì 5 marzo
Ho di nuovo la febbre alta, la dottoressa non mi prescrive nulla.
Mi dice che è una ricaduta. “Beva, beva molto e stia a riposo.


Mercoledì 11 marzo
Sesto giorno di febbre e pretendo di avere degli antibiotici.
Appena entro nello studio medico mi accorgo che sono sola. Non ci sono pazienti, tutto lo staff mi sta aspettando in piedi dietro al banco. La dottoressa a bruciapelo mi chiede quando ho avuto contatti con gli italiani e se voglio fare un tampone.


Incredula, sgrano gli occhi. Le ricordo che ha fatto una diagnosi precisa che continua a sostenere, ma lei ora sembra confusa e quasi agitata. Che senso ha fare un tampone dopo un mese che i miei figli sono stati regolarmente mandati a scuola con il benestare medico?



Mi dice che loro non fanno il tampone e che non sanno dove si faccia. Finora non hanno avuto a che fare con il Coronavirus, ma approfittano per informarsi. 

Un mese dopo. Il numero istituito per le informazioni è sempre occupato, dopo mezz’ora cade la linea. Mi segna gli antibiotici mentre la vedo sparire nel suo studio. 

Lunedì 16 marzo
Chiamo lo studio per avere una proroga del certificato medico, ancora ho tosse e non posso andare in ufficio. “Certo signora, le segno fino a venerdì. Ah, non venga in studio se ha ancora la tosse per favore, gliela spediamo per posta”.
Non ho più la febbre e neanche più molta sete. »


Ringrazio F. per la preziosa testimonianza e le auguro una pronta e definitiva guarigione.




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