5 motivi per cui gli italiani non sanno l'inglese!
Ormai, insomma, lo sanno veramente anche i muri che l’inglese è diventato parte delle nostre vite, e sempre di più lo sarà.
Ma allora perché gli italiani fanno così tanta fatica ad approcciare questa lingua con successo?
Dare la colpa all’accento italiano è ormai
cosa superata e posso dire con certezza che altre nazionalità battono gli
italiani in quanto ad accenti "ingombranti" (vedi francesi, spagnoli, indiani…).
Neanche la scusa del doppiaggio dei film regge
più, perché grazie alla diffusione dei servizi di streaming a pagamento ormai
abbiamo quasi tutti accesso a film e serie TV in tutte le lingue e con relativi
sottotitoli.
Non ci resta che mettere sul banco degli imputati Lei, la scuola.
D'altronde, se dopo aver studiato la lingua inglese per 13 anni (non considerando le scuole dell’infanzia) con una media di 3 ore a settimana uno studente appena uscito dalle scuole secondarie di secondo grado non si sente pronto ad affrontare una conversazione in inglese, il problema sta proprio lì, in quegli anni sui banchi di scuola.
Eh sì perché anche in questo caso l’importante non è la quantità ma la qualità.
Da insegnante non me la sento di incolpare i ragazzi perché vedo come gli brillano gli occhi
quando si stuzzica la loro curiosità, quando li si incoraggia invece di
affossarli, quando si aspettano i loro tempi di apprendimento e li si fa
divertire invece di farli ammuffire su quelle sedioline di legno.
Allora, ahimè, non resta che prendere in esame
quelle modalità vetuste e spesso errate ancora oggi troppo spesso adottate
nella scuola italiana nell’impartire lezioni di lingua inglese.
Vediamo di elencare alcuni tra le maggiori
criticità dell’insegnamento/apprendimento della lingua inglese nella scuola
italiana:
PROBLEMA N°1
Troppa grammatica e quasi inesistente pratica: il giovane italiano medio giunto al termine dall'iter scolastico sarà quasi sicuramente in grado di svolgere un esercizio di grammatica senza commettere errori, ma farà molta fatica a formulare una semplice frase orale mettendo le parole nell’ordine giusto, utilizzando i tempi verbali giusti e con la giusta pronuncia.
Nella scuola italiana è così, “ci” piace tanto studiare tomi e tomi di teoria, fare innumerevoli esercizi… ma tutta la conoscenza acquisita ha bisogno della sua compagna abilità per potersi trasformare in competenza, e se le abilità non vengono allenate va da sé che il tanto studio rimane lì... per poi svanire nel tempo.
Conoscere la grammatica è fondamentale se si vuole raggiungere un livello alto di padronanza della lingua, ma da sola non basta.
Si può raggiungere lo scopo primario dell’utilizzare una lingua anche senza conoscerne la grammatica.
La lingua è un mezzo per comunicare, ovvero per entrare in relazione, verbale o scritta, con altre persone… e io non entro in relazione con qualcuno attraverso un esercizio di grammatica!
Inorridisco quando chiedo (con un po’ di malizia, lo ammetto) a studenti di ogni fascia di età se fanno mai pratica di speaking (produzione orale) in classe, e loro non sanno nemmeno cosa sia.
E non è di meno l’altra abilità produttiva, il writing.
Torno a ripetere che nella scuola italiana, per quel che riguarda l’insegnamento/ apprendimento della lingua straniera le quattro abilità di base della lingua si riducono nel migliore dei casi al reading - la comprensione scritta.
Ma dei suddetti speaking e writing e dell’altra
sconosciuta comprensione orale, listening,
non se ne ha traccia.
Perché? Verrebbe da chiedersi….
Perché i docenti si preoccupano di svolgere tutta la lista di argomenti di grammatica che ad inizio anno hanno inserito nelle loro programmazioni, dimenticandosi appunto che la lingua è un mezzo di comunicazione.
PROBLEMA N°2
La quantità di tempo in cui a parlare è l’insegnante sovrasta quella dello studente.
Vedo ancora troppo spesso docenti che non riescono a trovare alternative alla tradizionale lezione frontale, e se a questa cattiva abitudine si può mettere una pietra sopra per materie più discorsive come storia, letteratura italiana, filosofia etc. non va assolutamente bene per l’insegnamento della lingua straniera.
È come se ci si dimenticasse che la lezione dovrebbe ruotare intorno allo studente, essere learner-centred per usare un termine tecnico.
Bisogna dare spazio ai ragazzi, farli esprimere, guidarli
nell’apprendimento e non esibirci in performance interminabili.
La lingua va presentata, poi è necessario fare pratica e infine la lingua va usata!
E la varietà delle tecniche da usare e delle attività da proporre è infinita!
Si può insegnare e fare lingua in miliardi di modi diversi e udite udite… lo si potrebbe fare anche senza libro di testo!
PROBLEMA N°3
Fonetica…quella sconosciuta! La fonetica è l’insieme dei suoni di una lingua e studiarla ci permette di apprendere la corretta pronuncia della lingua oggetto di studio!
La fonetica è parte integrante di una lingua ma nella scuola italiana non viene presa in considerazione se non da qualche timido riquadro nei libri di testo, che puntualmente viene ignorato dai più.
In ogni aula di ogni scuola in cui si studino una o più lingue straniere, dovrebbe essere affisso un cartellone con l’alfabeto fonetico della lingua o lingue in questione.
È importante che un’insegnante di lingua sappia parlare la lingua che insegna e che la sappia parlare nel modo giusto!
E se qualche pronuncia corretta può sfuggire (e sfugge anche agli stessi madrelingua inglesi) basta informarsi prima di affrontare una lezione.
Basta avere a disposizione uno dei tanti dizionari online lì pronto per andare a verificare la corretta pronuncia e insegnare ai ragazzi a farlo da soli (la tanto famigerata autonomia!), guidarli nell’uso corretto del dizionario e insegnare loro a leggere i simboli fonetici.
Padroneggiare una lingua non vuol dire solo conoscerne la grammatica (come ho
già ampiamente detto) vuol dire saperla riprodurre, assumerne l’intonazione
giusta, farne propri i suoni.
Come si fa? Serve ascolto e pratica,
tanta pratica…
PROBLEMA N°4
Spesso il docente di lingua, non conosce la lingua, o meglio la conosce ma non la sa usare, e qui torniamo al discorso di prima.
In questo modo quello che si tende a fare è seguire in modo maniacale il libro di testo, andare a prendere in esame le varie regole grammaticali, assegnarne alcuni esercizi come compito per fare pratica circoscritta a quella determinata regola e fine.
Dovremmo quindi rassegnarci all’inglese maccheronico che da sempre caratterizza gli italiani?
L’input, se lo si vuole, può essere costante e questo può veramente fare la differenza.
Rimane però fondamentale la
necessità di un approccio più comunicativo nelle classi, serve la pratica di
funzioni comunicative, serve lessico, fonetica, use of English, ascolto, parlato, lettura e scrittura!
And last but not least, serve tanta
motivazione da parte dello studente e tanta buona volontà ed esercizio - anche e
soprattutto al di fuori dell’orario scolastico."
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Ringrazio Cristina per questa fantastica testimonianza e le auguro buon lavoro!
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