Anna, fashion designer in Provenza
Intervista ad Anna, fashion designer lombarda in Provenza dal 2016.
D: Ciao Anna, ormai
vivi a Eguilles da 6 anni: com'è stato ambientarsi in Provenza?
R: Dal
punto di vista linguistico è stato abbastanza semplice.
Ho
studiato francese per 3 anni alle medie quindi avevo ancora delle reminiscenze
o perlomeno una base grammaticale che mi ha consentito di imparare la lingua più
velocemente.
Ovviamente i primi mesi sono stati un po’ difficili ma la cosa che mi ha aiutato è stata sicuramente prendere lezioni private e guardare serie Netflix in francese con i sottotitoli (per fare “l’orecchio”).
Posso dire che dopo circa un anno il mio francese aveva raggiunto un buon livello.
Altro discorso è l’integrazione culturale.
Per quanto la Francia sia un Paese con usi e costumi molti simili all’Italia, la differenza culturale si fa sentire. Le dinamiche sociali sono molto differenti, è difficile creare dei legami forti di amicizia come li intendiamo noi italiani, anche il senso dell’ironia è molto differente.
Nonostante nel corso di questi anni abbia fatto svariate conoscenze, posso dire di non essermi ancora integrata al 100%
La moda italiana è una vera e propria forma di espressione artistica.
D: Ci parli della tua precedente vita e del tuo lavoro?
R: Prima di trasferirmi in Francia mi occupavo di stile e sviluppo prodotto presso un’azienda di moda in provincia di Varese.
Avevo dei ritmi di vita molto frenetici scanditi da cartellini timbrati e corse in macchina per arrivare in tempo a prendere mio figlio all’ asilo.
Tanto stress e poco tempo di qualità da dedicare alla famiglia, come del resto la maggior parte degli italiani. Amavo il mio lavoro ma cominciavo a non digerire più lo stile di vita che ne derivava.
Poi
a inizio 2016 la svolta: l’azienda per cui lavoravo venne venduta ad una grossa
multinazionale cinese che decise di licenziare più della metà dei dipendenti
(tra cui io).
Fortunatamente
nello stesso periodo a mio marito si presentò la possibilità di un distacco a
Aix en Provence: ottimo stipendio, ottimi benefit, abbiamo fatto le valige
senza troppo pensare e siamo partiti.
D: Di cosa ti occupi attualmente?
R: Inizialmente
ho cercato lavoro qui in Provenza, ma per una serie di vicissitudini la mia
ricerca si è sempre rivelata un vicolo cieco.
Le
aziende di moda della zona sono poche e la concorrenza è tanta. Purtroppo,
Marsiglia non è Parigi :)
È
stato a questo punto che ho deciso di mettermi in proprio.
Attualmente
mi occupo sempre di stile e sviluppo prodotto ma come consulente freelance.
i francesi sono silenziosi e discreti
Son riuscita a crearmi un portfolio clienti (tutti italiani) che mi consente di avere buone entrate e uno stile di vita più rilassato.
Lavorare da casa mi permette di avere una grande flessibilità in termine di orari e grazie a ciò posso occuparmi a pieno di mio figlio e dedicare tempo di qualità alla famiglia e a me stessa.
Ritengo che questo sia un grande privilegio, ma, nonostante ciò, spesso mi manca la vita “da ufficio”: non solo l’interazione sociale ma anche la scambio reciproco di conoscenze tra colleghi, cosa che contribuisce parecchio alla crescita professionale.
D: Hai un bambino di 10 anni, Ettore: come si trova nella scuola francese?
R: Quando siamo arrivati in Francia Ettore non aveva ancora compiuto 4 anni.
I primi 3 mesi di asilo sono stati durissimi. Non parlando francese, a scuola si sentiva spaesato, faticava a socializzare e tutto questo si trasformava in terribili crisi di pianto ogni mattina.
i francesi praticano tantissimo sport
Fortunatamente
la sua maestra è stata fantastica, ha cercato in ogni modo di facilitare l’apprendimento
della lingua e favorire la sua integrazione nella classe.
Insomma,
ha iniziato l’asilo a settembre e a Natale era già bilingue e perfettamente
integrato.
Adesso è in CM1 (la quarta elementare italiana) e devo dire che si è totalmente “francesizzato”. La scuola va molto bene anche se penso che sia molto differente da quella italiana...
D: Tre aggettivi per descrivere i francesi e... gli italiani?
R: Francesi:
DISCRETI - i francesi sono silenziosi e discreti, raramente li senti alzare la voce. Se al parco senti mamme urlare non sono francesi (ci sono buone probabilità che siano italiane :-)
Una delle cose che mi aveva più stupito all’inizio era il silenzio che regna nei luoghi pubblici come centri commerciali e ristoranti. Altro che Italiani!
Personalmente, preferisco lo starnazzo all’ italiana...
RISERVATI - è difficile che un francese venga a raccontarti i fatti suoi, raramente li ho sentiti spettegolare apertamente. Questa è una di quelle caratteristiche che hanno influito molto sulla mia difficoltà di creare legami stretti.
Ascoltano ma non si sbottonano.
SPORTIVI - questa è la cosa che più amo dei francesi: praticano tantissimo sport.
La
pratica sportiva è una parte essenziale delle loro vite, sin dalla tenera età.
A
scuola in Italia si fa educazione fisica, qui durante l’anno si fa calcio,
baseball, nuoto, danza, atletica, yoga… molte scuole medie hanno la squadra
scolastica di pallanuoto o altro (come i college americani).
La
cosa bella è che non ci sono pregiudizi di età e di sesso, non è raro
incrociare signore anziane in tenuta da Fausto Coppi sfrecciare sulle colline
provenzali con le loro bici da corsa, o nuotare in acque aperte a gennaio.
Io
stessa mi sono iscritta da poco ad un corso di danza classica per adulti
principianti e l’età media delle allieve è 70 anni! In Italia è pura
fantascienza.
Italiani:
RUMOROSI - se i francesi amano la discrezione, noi italiani siamo l’esatto opposto. Siamo
chiassosi! A volte mi rendo conto quando siamo in mezzo alla gente che siamo
gli unici che starnazzano come oche nell’aia.
Ma sai qual è la novità? Non mi
importa, sono orgogliosa della mia “italianità”, cosa che tra l’altro viene
spesso apprezzata dai francesi.
ESTEROFILI - in Italia si tende a credere che sia sufficiente oltrepassare il confine per
trovare l’Eden. Nulla di più sbagliato! Ovvio, l’Italia ha i suoi problemi ma
non si pensi che all’estero non ce ne siano.
Ogni mondo è paese, ogni popolo e ogni nazione ha dei difetti.
È la natura umana.
COMPLICATI - noi italiani siamo meravigliosamente complessi, con un’accezione
positiva. Non è semplice descrivere a parole l’“italianità”.
Non ci facciamo inquadrare in schemi e procedure, non desistiamo al primo intoppo, troviamo sempre un escamotage per uscire da una situazione scomoda o risolvere un problema.
Siamo i re del barbatrucco, della
scorciatoia. Lo ammetto, a volte si viaggia sul filo dell’illegalità, ma di
base penso che sia proprio questa nostra complessa ingegnosità che ci da quella
marcia in più che ad altri popoli manca.
D: Da sempre esiste il mito della moda francese: da stilista che ne pensi, si vestono meglio i francesi o gli italiani?
Sono la persona più sbagliata a cui porre questa domanda perché sono spudoratamente di parte :-)
Innanzitutto, dobbiamo differenziare Parigi dal resto della Francia.
Parigi
è un mondo a parte, i francesi stessi lo dicono. Sono stata svariate volte
nella capitale sia per piacere che per lavoro e devo ammettere che le parigine
sono estremamente chic.
In
Italia non siamo chic, siamo fashion, che è un concetto differente.
Essere
chic significa essere eleganti, raffinati, discreti, insomma Chanel.
Essere
fashion invece significa essere eccentrici, clamorosi, creativi, insomma Gucci.
Per
come la vedo io la moda italiana non è semplicemente fatta di vestiti ma è una
vera e propria forma di espressione artistica.
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Grazie infinite, Anna, per questa bella intervista!
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