La mia vita in Texas nel 2021

 



Oggi leggiamo la testimonianza di Emanuela, expat in Texas dal 2006.

D:  Ciao Emanuela, grazie della disponibilità. Qual è stata la reazione degli americani dopo l’attacco al Congresso? Che clima sociopolitico si respira attualmente?

R: La reazione fra le persone che conosco, è stata di grande tristezza mista a imbarazzo. Vari amici mi hanno confessato di avere pianto e di essersi sentiti piuttosto depressi nei giorni successivi. Dato che non sono mai stata a Capitol Hill, hanno cercato di spiegarmi la sacralità che si percepisce normalmente in quel luogo e quanto fosse surreale vederlo violato in quel modo, con tale ferocia e mancanza di rispetto per quello che rappresenta, la democrazia stessa. 

Tanti sono stati colpiti in particolar modo dal fatto che qualcuno abbia introdotto all'interno dell'edificio la bandiera Confederata, non era successo nemmeno ai tempi della guerra civile. 




Ci sono stati però anche molti che hanno messo in dubbio quelle immagini rifiutando di credere che dei supporter del presidente Trump potessero comportarsi in quel modo. 

Questo fa parte del grande problema di questo paese negli ultimi anni. 

Alcune forze politiche si sono spinte con le loro provocazioni talmente oltre il confine fra verità e menzogna che tanti non credono più nemmeno ai propri occhi. Il clima che si respira attualmente, mi pare di cauta speranza. Certo, la paura che quello che abbiamo visto il 6 gennaio sia l'inizio e non la fine di un qualcosa esiste, ma il nuovo governo sta muovendo dei primi passi molto significativi che fanno ben sperare per il futuro.




D: Consiglieresti a un italiano di emigrare in Texas? C'è uno Stato che invece sconsiglieresti?

R: Bella domanda. Io adoro il Texas pur con le sue enormi contraddizioni (o forse proprio in virtù delle sue contraddizioni), ma ho conosciuto diversi stranieri che non lo hanno amato e sono andati via appena hanno potuto. 

D'altra parte, mi è capitato di incontrare persone entusiaste di vivere in stati in cui personalmente non ho trovato grandi stimoli. Sono questioni molto soggettive legate anche agli incontri che si fanno. 

"se ti lamenti fai parte del problema e non della soluzione"

Io consiglierei di cercare di capire quali sono le proprie priorità, inquadrare gli stati che attraggono maggiormente e concentrare su quelli le proprie ricerche. Di sicuro, è auspicabile visitare il posto in questione almeno una volta prima di prendere una decisione impegnativa come un trasferimento. 

Sembrerà strano, ma ho conosciuto diverse persone che sono arrivate qui alla cieca e non sempre la sorpresa è positiva.  

D: Quanto c’è di vero negli stereotipi sugli americani e quanto, invece, di falso?

R: Innanzitutto, penso che anche gli stereotipi cambino da stato a stato. Sono sempre un po' veri e un po' falsi. Posso confermare che in Texas non andiamo a lavorare a cavallo e che a Dallas non ho mai incontrato J. R. 


Scherzi a parte, quello che per me, in generale, è vero è che gli
americani sono incredibilmente ottimisti rispetto a noi. L'ho visto in mille situazioni. Dicono "se ti lamenti fai parte del problema e non della soluzione" oppure "let's make it happen!" e non si arrendono mai.  

Il problema è che di solito questo ottimismo di fondo gli dà coraggio e gli permette di compiere imprese inaudite, altre volte però si trasforma in positività tossica e allora mi dà più l'impressione di un rifiuto di accettare una realtà complessa e difficile da gestire, un autoconvincersi che andrà tutto bene ma che non trova riscontro nella realtà.



D: “La scuola forgia la mente dei cittadini”, sei d’accordo con questa affermazione? Insegni, pertanto conosci questo mondo da vicino: che idea ti sei fatta della scuola americana?

R: Sono d'accordo in parte, nel senso che la scuola dà un imprinting fondamentale, ma forse la famiglia ancora di più. 

Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, ci sono molti distinguo da fare. Innanzitutto bisogna tenere presente che in questo momento le scuole americane non stanno operando in modo normale a causa della pandemia

La situazione è più frammentata che mai anche perchè la struttura non è centralizzata. Ogni stato e addirittura ogni distretto scolastico prende decisioni in maniera indipendente. Qui in Texas, ad esempio, le scuole sono sempre rimaste aperte dopo l'estate, altrove no. 



Credo che ovunque, però il sistema scolastico sia messo a dura prova dalla pandemia. E' molto difficile esprimersi sulla scuola americana in generale. Bisogna considerare che la principale fonte di finanziamento delle scuole viene dalle tasse di proprietà quindi ci sono scuole all'avanguardia con grandi mezzi economici a disposizione e altre che non se la passano per niente bene. In un sistema come questo chiaramente i quartieri più ricchi hanno le scuole migliori e i più poveri le peggiori

La scuola purtroppo in questo senso è alla base delle disuguaglianze sociali di questo paese. Posso dirti però che di tantissimi insegnanti americani che ho conosciuto e con cui ho avuto il piacere di lavorare, apprezzo molto l'entusiasmo e la creatività nell'interpretare i programmi.  

Grazie Emanuela e buon lavoro!


Link utili:

il blog di Emanuela: non si sa mai 

il profilo Instagram: non si sa mai

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