Vivere e lavorare in Provenza nel 2021

 

Valentina lavora a Marsiglia ed è venuta a trovarci per raccontare la sua interessante storia!
D: Ciao Valentina, presentati a nostri lettori...

R: Ciao Barbara! Innanzitutto ti ringrazio per l’opportunità che mi hai dato di contribuire al tuo blog e condividere con altri il mio percorso da expat!

Cosa dire di me? Vengo da una piccola città delle Marche, che ho poi abbandonato per iscrivermi alla Facoltà di Lettere Moderne nella bellissima Siena.



Sono sempre stata una giramondo e una persona curiosa di conoscere cose e culture nuove.

Per questo, durante i miei studi ho approfittato di tutte le opportunità offerte agli studenti per viaggiare: nel 2009/2010 ho fatto un Erasmus a Dublino e nel 2011 ho effettuato un semestre di studi a Montréal.

Nel 2013, dopo aver conseguito la laura specialistica, ho fatto subito domanda per il concorso di Assistente di Lingua italiana all’estero.

Avevo fatto richiesta per Bordeaux, Lille et Rouen e alla fine... mi hanno proposto Marsiglia!

Dopo lunghi indugi legati alla paura di trasferirmi in questa città, che non gode certo di una buona reputazione, ho deciso di partire. 

Dovevano essere 6 mesi e invece sono ancora qui!



Non è stato facile all’inizio, soprattutto perché il sistema scolastico e il mondo professionnale in Francia sono molto diversi dall’Italia.

Poi, grazie al fatto di aver conseguito un Master in Risorse Umane, ho trovato stabilità e oggi lavoro come Chargée de Formation (addetta alla formazione) in una banca locale.

D: Qual è stato il momento più difficile nel tuo processo di adattamento alla cultura francese?

R: Per quanto mi riguarda, non ci sono stati momenti veramente difficili, forse anche perché Marsiglia è una città mediterranea dove le abitudini sono simili all’Italia e le persone sono molto socievoli.

Ci sono tuttavia alcune differenze nel relazionarsi agli altri e alcune abitudini diverse dalle nostre, e che possono creare tensioni nei rapporti con gli autoctoni.



Per esempio, all’inizio ho avuto qualche problema di incomprensione legato ai nostri modi di fare più diretti che per alcuni erano percepiti come aggressivi

Inoltre, i francesi usano molte forme di cortesia (anche troppe direi!), molto più degli italiani. 

Dire “s’il vous plaît” et “merci” più volte in una conversazione è fondamentale se non si vuole passare per maleducati

Se all’inizio mi sono forzata ad utilizzare queste forme in contesti in cui in Italia non si usano, oggi le ho integrate perfettamente.

Sempre per non essere etichettati come maleducati, è obbligatorio piegarsi alla tradizione de “la bise”, il saluto francese che consiste nel baciarsi sulla guancia.

Quando ho avuto il mio primo lavoro mi ero giurata di non lasciarmi trascinare in questa follia! Visti i numerosi commenti dei colleghi, ho ceduto...

E per questo, ogni giorno da allora al lavoro, i primi 5 minuti sono dedicati ai baci sulla guancia ai miei 30 colleghi. 

Da questo punto di vista il covid è stato per me una salvezza e ha messo fine ad una vera e propria tortura mattutina!



D: Tu che lavori nel campo della formazione, riesci a individuare i settori trainanti della Provenza post pandemia?

R: In ambito bancario il Covid ha rivoluzionato il modo di interagire con i clienti.

Per questo motivo abbiamo concentrato gran parte del nostro budget in un piano di formazione collettivo dei dipendenti sulle techniche di vendita a distanza, e in generale sulla gestione della relazione telefonica con i clienti.

Riuscire la sfida del digitale è fondamentale se vogliamo mantenere la nostra competitività in questo periodo estremamente difficile.

 


D: Quali caratteristiche hanno gli italiani che piacciono ai francesi?

R: I francesi adorano l’accento italiano! Al lavoro, al supermercato, in un negozio... mi capita spessissimo di ricevere complimenti sul nostro magnifico accento “chantant”.

Al di là dell’accento, in generale amano l’Italia e il cibo italiano e sono sempre pronti a raccontarti i loro road trip nel nostro Bel Paese, o a tracciarti tutta la loro genealogia se hanno origini italiane anche molto lontane.

E nonostante abbiano un’immagine molto stereotipata degli italiani, ci trovano persone socievoli e alla mano. 

Basta solo non parlare di calcio !


D: Cosa consiglieresti a un trentenne italiano in cerca di fortuna oltralpe?

R: Consiglierei per prima cosa di imparare la lingua.

Salvo il caso di aziende internazionali, conoscere bene il francese è fondamentale per poter integrare il mondo del lavoro, oltre ad essere un fattore discriminante nei colloqui.

Consiglierei anche di farsi accompagnare in un primo momento dagli organismi statali o dalle associazioni specializzate sulle problematiche del lavoro.



Per quanto mi riguarda, per esempio, ho fatto più fatto più volte appello all’APEC, l’Association pour l’Emploi Cadre, un'associazione che propone workshop gratuiti individuali o collettivi su argomenti vari: come creare un buon CV, come fare un colloquio di lavoro, ripensare la propria carriera, riprendere gli studi...

I loro consigli sono stati davvero utili all’inizio, quando non conoscevo bene il mondo del lavoro in Francia.

E infine consiglierei di non demordere!



Se si ha esperienza, in generale è abbastanza facile trovare lavoro. Però è chiaro che dipende anche dall’ambito lavorativo. In certi casi bisogna essere pazienti e cercare di crearsi contatti per trovare più facilmente un lavoro.

D: Qualche dritta per presentarsi alle aziende, magari basata sulla tua esperienza?

R: Per quanto rigurarda il curriculum, ci sono alcune regole da seguire.

Prima fra tutte: tutte le informazioni devono essere contenute in una pagina.

Per cui, nel dettagliare le precedenti esperienze professionali, è bene riportare le informazioni principali e cercare di mettere in valore degli elementi cifrati e oggettivi.

Per darvi un esempio concreto, nel mio CV ho scritto che mi occupo dell’organizzazione di formazioni per un insieme di circa 400 dipendenti (Chargée de portefeuille des professionnels) e che organizziamo e gestiamo circa 5/7 formazioni al giorno. 

Queste informazioni permettono al datore di lavoro di valutare il carico di lavoro gestito e avere la certezza che il profilo corrisponda alle sue necessità.



Per quanto riguarda il colloquio ho due consigli.

Il primo valido in Francia come in Italia: prepararsi, innanzitutto informandosi accuratamente sull’azienda, le sue attività e sul lavoro proposto.

E poi, cercando di anticipare le risposte alle classiche domande da colloquio del tipo: "Quali sono le qualità che avete e che vi permetteranno di riuscire in questo lavoro?"

Ovviamente, come nel caso del CV, per rispondere a queste domande bisogna sempre cercare di apportare esempi concreti tratti da esperienze passate.


Ultimo consiglio è di
informarsi bene su internet sullo stipendio medio annuale versato in regione su un posto equivalente a quello ricercato. 

Questo per negoziare meglio la propria remunerazione se indicata chiaramente nell’offerta di lavoro.

·    Bisogna invece proporre al datore di lavoro una remunerazione compatibile con il mercato del lavoro, se questa non è citata nell’offerta.

In Francia, contrariamente all’Italia, lo stipendio è un argomento di cui si discute fin dal primo colloquio telefonico ed è oggetto di contrattazione. Noi italiani abbiamo spesso paura di farlo e tendiamo a svalutarci !

Grazie mille!

Grazie a te Barbara, è stato un piacere!

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Link utili 

Associazione APEC

Il profilo FB di Valentina

Per calcolare lo stipendio medio Salaire Moyen 

 

 

Commenti

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