Simona: vivere e lavorare in Inghilterra dopo Brexit





Accogliamo oggi Simona Chesters, archeologa toscana in Inghilterra dal 2010
. Intervista con il cuore in mano...

Ciao Simona, grazie innanzitutto! Qual buon vento ti ha portata nel Regno Unito?

È un piacere per me, grazie per avermi dato la possibilità di essere intervistata di nuovo!

Sono arrivata in UK per caso nel 2010. Alla fine del 2009 mi trovavo in Nuova Zelanda (ad Auckland) e il visto mi stava scadendo, per cui chiesi alle agenzie di immigrazione neozelandesi quali fossero i visti disponibili per rimanere; mi dissero che non ce n’era nessuno che includesse la mia qualifica (allora cuoca e pizzaiola).


Quelle australiane mi risposero invece che c’era sicuramente la possibilità di averne uno se avessi guadagnato più punti aggiungendo esperienza nel settore per 2 anni, e in un Paese la cui lingua principale fosse l’inglese.






Fu così che, ad inizio 2010, mi ritrovai in Scozia vicino Dundee a fare la housekeeper, una qualifica che in alcuni casi include la cucina. Dopo vari spostamenti per lavoro su tutta la Scozia, nel 2012 incontrai mio marito nel nord della Scozia e il visto australiano non lo chiesi mai.


Dopo il nostro trasferimento in Cumbria (nord Inghilterra) nel 2013 mi iscrissi a una triennale in archeologia classica dell’università di Leicester, seguita poi dalla specialistica.


D. In questi anni, Brexit a parte (vedi precedente intervista) quanto è cambiata l’Inghilterra?

R: Sfortunatamente, tra la pandemia e il Brexit, l’Inghilterra è diventata persino più ‘isolazionista’ di prima.

Nei rapporti con la gente locale, c’è sempre un’ostilità di fondo verso noi stranieri, spesso celata da sorrisi e parole educate ma taglienti.

Per fortuna lavoro in un settore, l’archeologia, che è molto internazionale e i colleghi sono tutti molto gentili (eccetto una signora xenofoba che fu poi licenziata, ma per altri motivi).



Simona at work, Cumbrian site

Il costo della vita si è alzato molto negli ultimi 3 anni e il cibo italiano si trova online ma nei negozi si trova molto poco adesso.


Da gennaio 2020 abbiamo costantemente scaffali vuoti nei supermercati del Nord, e anche la varietà degli articoli si è ridotta notevolmente: ci sono stati periodi in cui avevamo solo mele e banane al reparto frutta, o solo pomodori e patate come verdura.


La percentuale di inflazione per il 2022 è prevista al 6% - per darti un'idea della situazione, era all’8.50% nel 1991 e al -0.10% nel 2015.


Da quando i conservatori sono entrati al governo da soli nel 2015 siamo andati a picco in tutti i sensi.

"La cumulazione con i contributi italiani è un casino"


Ci possiamo permettere davvero poco: io e mio marito abbiamo 3 lavori in 2 e siamo senza figli, i nostri introiti al lordo messi insieme sembrano da favola - oltre le 70mila sterline all’anno - ma l’ultima vacanza che ci siamo concessi è stata in Cornovaglia ben 6 anni fa. 

Inoltre, non andiamo a visitare mia mamma dal 2019 (io sono andata da sola nel 2020). Da aprile 2022 è aumentata la tassazione sugli stipendi, quindi la situazione è destinata a peggiorare.


Sheep in the valley




D. Se potessi torneresti a vivere in Toscana?

R. Se potessi tornerei in Toscana anche domani, ma purtroppo ho un’età (quest’anno sono 50!) in cui è impossibile trovare lavoro.


Coltivo il sogno di vendere casa in futuro e di trascorrere in Toscana il resto dei nostri giorni, ma... secondo i requisiti britannici non andrò in pensione prima dei 68 anni!

"sono stata assunta tramite raccomandazione"


Per la cumulazione con i contributi italiani, è un vero casino e nessuno sa dirmi niente. È una conseguenza del Brexit di cui nessuno parla, purtroppo.


Cosa mi manca dell’Italia? Farei prima a dire cosa non mi manca, tipo guidare sulle strade italiane! Per il resto, mi manca tutto e a volte ho attacchi di nostalgia terribili, senz’altro acuiti dal fatto che viaggiare è diventato un problema dall’inizio della pandemia.

D. Nel tuo lavoro di archeologa quali differenze riscontri tra il Regno Unito e l’Italia?

R. Innanzitutto, i titoli di studio: qui fino a poco tempo fa assumevano anche archeologi con esperienza ma senza laurea, mentre in Italia se non hai la specialistica più la scuola di specializzazione non ti assumono da nessuna parte.





Success story Leicester


Un’altra differenza sostanziale è l’approccio ai ritrovamenti: in Italia c’è una ricchezza archeologica immensa; alcuni dei pezzetti di ceramica che raccolgo qui... in Italia finirebbero nella pattumiera.

"Nei rapporti con la gente locale c’è sempre un’ostilità di fondo"



C’è anche una certa insularità nelle scelte dei candidati poiché per essere assunti in una azienda del settore ci vogliono 6 mesi di esperienza in Gran Bretagna, quella fatta all’estero non conta.


Io avevo i miei 6 mesi tutti all’estero, ma sono stata assunta tramite raccomandazione di un amico di un amico - alla faccia di chi crede che qui non esistono - dopo 8 anni che mandavo curriculum senza ottenere mai risposta.

D. Dove ti vedi tra 10 anni?

R. Difficile dirlo. Recentemente ho avuto problemi di salute e una diagnosi che potrebbe richiedere un intervento privato e molto costoso, quindi non risolvibile tramite il sistema sanitario nazionale (NHS).




Qui l’NHS era molto scadente anche prima della pandemia e il Covid gli ha dato il colpo di grazia: ci vogliono mesi e mesi per essere visti da specialisti e molte operazioni devono essere fatte privatamente.


Direi che tra il debito universitario (22 mila sterline per due lauree!) e questo, tra 10 anni mi vedo soprattutto al lavoro per pagare i debiti! Non posso neppure operarmi in Italia tramite la ASL perché il ricovero tramite EU non è più possibile per via del Brexit.

D. Quindi l'Inghilterra tanto in voga fino a qualche anno fa non è più una mèta 
così appetibile?

R. Ma è una domanda seria?!? Ahaha! Dal 1° gennaio 2021 ci vuole un visto di lavoro per venire qui (dalle 610 alle 1400 sterline per lo skilled worker visa, più la tassa sanitaria che è di circa 600 sterline), più una serie di punti e l’offerta di lavoro che deve includere uno stipendio superiore alle 25.600 sterline all’anno circa; io da archeologa non arrivo a 22 mila.

"Il mio debito universitario è di 22 mila sterline"


Tutto ciò per vivere in un Paese che politicamente è un carrozzone allo sbando ancor più dell’Italia, dove il tempo è perennemente schifoso, il cibo pure, la sanità fa pena e dove la qualità degli alloggi lascia molto a desiderare.

Morale della favola: consiglierei caldamente di trasferirvi altrove, e invidio totalmente chi lo può fare!

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Grazie Simona per la rara sincerità, un abbraccio e a presto!
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