sintomi e cure dell'expaurimento, l'esaurimento d'expat



Oggi vi parlo di un argomento ammantato di scientificità: l’EXPAURIMENTO, alias esaurimento d’expat. Un fenomeno tabù che vi illustrerò per mezzo di 3 aneddoti ahimè autobiografici...

Ecco le tre principali aree in cui si manifesta l’expaurimento:

1) Area linguistica: orfani di madre...

Sintomi di esordio:

È il 4 novembre 2010, sto parlando con amici italiani nati-cresciuti-vissuti nella loro ridente cittadina e mi sto pavoneggiando per un tavolino shabby chic (leggi: sgarrupato) acquistato in un negozietto provenzale a soli 34 euro. 

Dico convinta: “Questo negozio vende scontati al 70% i propri giacimenti di magazzino.” Loro mi guardano inorriditi, si portano le mani alle orecchie e urlano: “Oddio come c***o parli? Si dice giacenze!!” 

In quel preciso momento storico si palesa alla sottoscritta la propria condizione di ORFANA. Lei, la snaturata madrelingua ingenuamente ritenuta per sempre-mia-e-solo-mia mi ha abbandonata affidandomi all’ibrido idioma che caratterizza tanti – perlopiù ignari – expat: una minestra disordinata di pseudolingue.


Come se non bastasse, gli amici italici mi fanno notare che inanello gaffe e calchi dal francese (inizio a dire “cucù” invece che “ehilà”, oppure “ordinatore” anziché “computer”), le deformazioni sintattiche dal tedesco (“io ho una mela mangiato”; “sono contenta che dopodomani a casa mia al numero ventinove verrai”) e persino qualche forestierismo abusivo dall’inglese (SMS al marito: vado a prendere i children a schuola mio dearo”) finché, mossa da un sussulto di glotto-orgoglio, mi faccio aiutare in extremis da un amico. 



L'anima pia in questione inizia a sottopormi delle traduzioni verso la madrefavella, roba di intrattenimento tipo manualetti d’uso delle trebbiatrici, piani di marketing di utilitarie tedesche d’epoca eccetera. Divento cosi pian pianino traduttrice. Mi ritrovo costretta a risciacquar quotidianamente i panni nel sempiterno oceano dei DIZIONARI. 

Ergo: la secchionaggine mi salva e mi redime. 

Processo di guarigione: lungo, infinito. 
Trattamento consigliato: letture, tv, conversazioni telefoniche e/o via WhatsApp, traduzioni, il tutto in italiano.  
Ricadute: continue, e dico continue*. 

*Proprio ieri, parlando con mia cugina Losanna: “Che bello il grembiule che hai regalato a zia Concettina”. Lei mi corregge prontamente “Macché grembiule, se chiama lu zinale”. 


2) Area culinaria: il patto di pomodoro...
Sintomi di esordio:
è il 2004, sono in Germania a casa dei Teutosuoceri e sto mangiando una pastasciutta scotta e brillante – complice l’olio d’oliva aggiunto all’acqua di cottura secondo una consolidatissima teutousanza - condita con pomodoro languido. I miei Teutocommensali degustano silenziosamente la collosa pietanza.


Realizzo in quel drammatico frangente che ho raggiunto il massimo livello di DISintegrazione, il più temuto dagli expat del globo: 

Mi sto semplicemente nutrendo.  

E’ il momento del Bewusstsein/la prise de conscience/the awareness, la dolorosa presa di coscienza peggio di una presa di corrente, purtuttavia necessaria. Rimiro lo spaghetto deforme-informe, il sugo simil-liquido e mi balena un’idea rituale, tribale: mi faccio un tatuaggio sull'avambraccio destro. Col pomodoro.

Processo di guarigione: veloce e facile. 
Trattamento consigliato: Rummo, Garofalo, De Cecco (in dosi abbondantissime). 
Ricadute: assenti, previa spiegazione ai Teutocommensali, fermamente convinti di sapere cucinare la pasta nel migliore dei modi possibili.

E arriviamo ora all'area finale, la più dolorosa per un expaurito:


Il-suppli-dellAntico-Forno-Roscioli.jpg (480×496) (lucianopignataro.it)


3) Area genitoriale: il supplì della onta...
Sintomi di esordio:
Anno 2005 d.C., sagra del sedano in umido nel ridente borgo umbro di Cucuzzolo Sul Clitunno (nome fittizio, tanta è la onta della sottoscritta). Ci stiamo dirigendo verso lo stand degli antipasti. I miei figli hanno una fame da lupi mannari: “Mamma cosa sono quelli?” sbavano indicando due doratissimi supplì fumanti freschi di frittura (scusate se allittero). 

La domanda dei bimbi suscita a dir poco sgomento: si leva un coro di commenti equamente distribuiti tra passanti e parenti: 

“Ma come… non avete MAI mangiato i supplì?” fa un gruppetto di anziani rivolgendosi ai pupi. Sento la vergogna invadermi le guance per cui corro a nascondermi dietro lo stand delle caramelle. 
“…ma come… non conoscete i supplì?” fa una zia di secondo grado; “Ma quanti anni avete?” insiste la venditrice ambulante; “Ma... di dove siete?” incalza una mamma premurosa. Infine una vecchietta claudicante: “Ma MAMMA non ve li ha fatti mai assaggiare?”. 

Presi dalla scoperta di un nuovo genere umano, gli stupefatti autoctoni stanno vivendo un momento antropologicamente memorabile. Chissà, forse hanno già contattato in segreto Alberto Angela. 
(Insomma: si mette male).


Ma il peggio deve ancora arrivare: dopo 5 minuti di domande e sguardi inteneriti ecco un urlo vernacolare che squarcia l'aria (ancora profumata di supplì) emesso da una parente stretta di cui non rivelerò l’identità: 

“Ma quisti che ne sanno, so’ STRANIERI!” 


Processo di guarigione: lungo e piacevole. 
Trattamento consigliato: sagre, feste dell’Unità, gite enogastronomiche, assaggi.
Ricadute: pressoché nulle a patto di seguire suddetto trattamento con assiduità, passione e serietà. 
Avvertenza finale: l’expaurimento si ripresenta ciclicamente motivo per cui lo si può definire cronico. Per ovviare all’inconveniente, ricorrere ai rimedi dei punti 1, 2 e 3 anche in assenza di sintomi.

NOTA BENE --- Ultima raccomandazione: trasmettere suddetti trattamenti* agli eredi, facendo attenzione a raddoppiare le dosi, limitando cosi il rischio di ricadute. 
(*in mancanza di supplì è consentito ricorrere alla variante siciliana di arancini e affini).

Un abbraccio expauritissimo a tutti, 

@parpra 























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